Un minuto e venti secondi con il cuore in gola

Fino all'età di vent'anni, pur vivendo in una zona circondata da due gruppi montuosi, non avevo mai preso in considerazione la montagna fra i miei interessi. Poi, una domenica, mio zio Luigi mi ha portato a visitare il magnifico lago di Tovel. Dopo aver visto quell'incantevole luogo mi sono innamorato profondamente di boschi, foreste e laghi di montagna.
Un paio di anni dopo, in un meeting durante il mio periodo di servizio civile, mi capita di vedere le Pale di San Martino, noto gruppo delle Dolomiti, arrossire al tramonto. Ecco era fatta, ormai il mio amore per la montagna era diventato totale. Da quel momento avrei iniziato a visitare, quando possibile, angoli di paradiso racchiusi fra vette erette come uno scrigno a protezione di gioielli di inestimabile bellezza, inestimabile valore.
Il mio interesse, però, si concentra in particolar modo sulle Dolomiti. Sono affascinato da quelle vette imponenti, dal fenomeno dell'enrosadira, dai laghetti montani di spiccata concezione romantica.
Nel 2010 avviene però un incontro che cambierà in modo sostanziale la mia vita. È estate ed il mio amico Sergio mi invita a Camposilvano per la presentazione dello scheletro, completamente ricomposto in una teca di vetro, dell'Orso Speleus. Ed è li che incontro, quello che oggi è il mio mentore per il mondo naturalistico, Mirco. Dopo qualche settimana, Sergio, Mirco ed io, organizziamo un'escursione sul Monte Baldo. Durante tutta la giornata abbiamo modo di osservare i camosci reintrodotti in quella zona.
Dopo un paio di mesi, una sera, squilla il mio telefonino. È Mirco che mi chiede se ho voglia di aggregarmi a lui per un'uscita in Montagna. Accetto molto volentieri e prendiamo gli accordi del caso per l'uscita del giorno successivo. Quel sabato mi sveglio presto. Dalla finestra vedo la pioggia che scende melanconica. Mi alzo, faccio un po' di colazione a base di fette biscottate e tè caldo. Preparo un paio di panini e mi appresto ad organizzarmi lo zaino quando ricevo una telefonata di Mirco. Mi dice che in montagna sta sicuramente nevicando e che quindi rimandiamo. Io gli rispondo che ormai sono sveglio e pronto e che quindi farò un giro in Lessinia, visto che il fatto che stia nevicando non è un motivo per rimanere a letto. Ma, a quel punto mi dice che credeva che la neve costituisse un ostacolo, per me, e quindi decidiamo di andare assieme come organizzato. In effetti la zona è tutta bianca. Nella notte è scesa molta neve. Da qualche mese sembra che un orso, proveniente dall'arco alpino, si sia stabilito sulle nostre montagne, quelle che sovrastano il lago di Garda. Lui ha già fatto alcune uscite nella speranza di trovare qualche traccia. Purtroppo la neve scesa nella notte ha coperto tutto ma quel giorno creerà tra me e Mirco un grande legame e farà nascere in me un amore ed una passione così forti, che anni prima non avrei mai immaginato, verso il mondo degli animali selvatici.
Un paio di anni dopo, in un meeting durante il mio periodo di servizio civile, mi capita di vedere le Pale di San Martino, noto gruppo delle Dolomiti, arrossire al tramonto. Ecco era fatta, ormai il mio amore per la montagna era diventato totale. Da quel momento avrei iniziato a visitare, quando possibile, angoli di paradiso racchiusi fra vette erette come uno scrigno a protezione di gioielli di inestimabile bellezza, inestimabile valore.
Il mio interesse, però, si concentra in particolar modo sulle Dolomiti. Sono affascinato da quelle vette imponenti, dal fenomeno dell'enrosadira, dai laghetti montani di spiccata concezione romantica.
Nel 2010 avviene però un incontro che cambierà in modo sostanziale la mia vita. È estate ed il mio amico Sergio mi invita a Camposilvano per la presentazione dello scheletro, completamente ricomposto in una teca di vetro, dell'Orso Speleus. Ed è li che incontro, quello che oggi è il mio mentore per il mondo naturalistico, Mirco. Dopo qualche settimana, Sergio, Mirco ed io, organizziamo un'escursione sul Monte Baldo. Durante tutta la giornata abbiamo modo di osservare i camosci reintrodotti in quella zona.
Dopo un paio di mesi, una sera, squilla il mio telefonino. È Mirco che mi chiede se ho voglia di aggregarmi a lui per un'uscita in Montagna. Accetto molto volentieri e prendiamo gli accordi del caso per l'uscita del giorno successivo. Quel sabato mi sveglio presto. Dalla finestra vedo la pioggia che scende melanconica. Mi alzo, faccio un po' di colazione a base di fette biscottate e tè caldo. Preparo un paio di panini e mi appresto ad organizzarmi lo zaino quando ricevo una telefonata di Mirco. Mi dice che in montagna sta sicuramente nevicando e che quindi rimandiamo. Io gli rispondo che ormai sono sveglio e pronto e che quindi farò un giro in Lessinia, visto che il fatto che stia nevicando non è un motivo per rimanere a letto. Ma, a quel punto mi dice che credeva che la neve costituisse un ostacolo, per me, e quindi decidiamo di andare assieme come organizzato. In effetti la zona è tutta bianca. Nella notte è scesa molta neve. Da qualche mese sembra che un orso, proveniente dall'arco alpino, si sia stabilito sulle nostre montagne, quelle che sovrastano il lago di Garda. Lui ha già fatto alcune uscite nella speranza di trovare qualche traccia. Purtroppo la neve scesa nella notte ha coperto tutto ma quel giorno creerà tra me e Mirco un grande legame e farà nascere in me un amore ed una passione così forti, che anni prima non avrei mai immaginato, verso il mondo degli animali selvatici.

Ogni fine settimana la nostra meta diventa il Monte Baldo, che fino ad allora avevo trascurato a scapito delle ben più popolari Dolomiti, alla ricerca di tracce della presenza dell'orso. Trascorriamo anche qualche notte accampati, ora in un capanno di legno scovato nelle nostre uscite, ora in auto. Giorno dopo giorno, i racconti di Mirco, fanno aumentare il mio interesse e la mia passione per quel mondo misterioso. Ad ogni escursione porto con me la mia macchina fotografica fino a che iniziamo ad organizzarci per fotografare, o almeno tentare, i selvatici che popolano quei boschi, quei monti. Ci costruiamo un capanno mobile che montiamo nelle zone prescelte per tentare qualche avvistamento e perché no, qualche scatto.
Passa poco più di anno e, accade qualcosa di incredibile. La notizia del ritorno del lupo sui monti Lessini. Un maschio di origine Dinarica di nome Slavc, arrivato dalla vicina Slovenia dopo aver percorso oltre mille chilometri, incontra una femmina proveniente, presumibilmente, dalla regione Piemonte. I due si fermano per vivere la loro storia d'amore proprio alle porte della città conosciuta nel mondo per la storia d'amore per eccellenza. La femmina viene chiamata Giulietta, proprio in onore del racconto di William Shakespeare. Il lupo è il mio animale preferito e quella notizia mi trascina in un vortice di emozioni.
Da quel momento la Lessinia diviene per me e Mirco come una seconda casa. Trascorriamo i nostri momenti liberi, che purtroppo sono pochini, camminando fra gli altipiani, i boschi, le foreste dei Monti Lessini nella speranza di trovare qualche segno del loro passaggio o, in una davvero remota quanto sognata ipotesi, di avvistarli. Escursioni talvolta piuttosto impegnative. Ore a camminare sotto una pioggia battente per tornare all'auto bagnati come dei pulcini, in una di queste uscite, in particolare, ricordo di aver preso così tanta acqua da ritrovarmi persino con i boxer fradici.
Escursioni con partenza a notte fonda, camminando in una coltre di oltre un metro di neve fresca, con la sola luce delle torce indossate sulla testa, con gli zaini carichi di svariati chili sprofondando fino al ginocchio e oltre. Poi ore immobili nella notte, che poi si fa mattina, gelida della Lessinia nel più totale silenzio nella speranza di sentire i loro ululati, o magari vederli anche se solo per pochi attimi. Nell'inverno 2013 Slavc e Giulietta si accoppiano dando vita al loro primo nucleo famigliare. Il primo branco di lupi delle Alpi orientali dopo secoli dalla loro scomparsa.
Camminare fra quelle montagne, fra quelle foreste abitate da animali selvatici così misteriosi, mi provoca delle sensazioni incredibili.
Nelle giornate in cui mi trovo a vagare solo e la nebbia arriva ad accompagnare la pioggerella leggera ma insistente, e ad avvolgere tutto il paesaggio circostante in cui lo scricchiolio di un piccolo ramoscello spezzato dal mio piede interrompe il totale silenzio ovattato, la cosiddetta “giornata da lupi”, di tanto in tanto un brivido mi accarezza. Il brivido di immaginarmi spiato da loro, nascosti dietro un faggio ricoperto di muschi dall'effluvio delicato che si staglia, umido e freddo, verso il cielo grigio.
Ad aggiungere magia e mistero sopraggiunge antico, quasi primitivo, il lamento che entra direttamente nel cuore del picchio nero, kliiiii, kliiiii, un verso che porta con se il fascino dell'ululato.
Giungiamo così alla fine dell'inverno 2013-2014 e l'impavido Slavc e la nostra Giulietta si accoppiano di nuovo. A metà estate altri sette bellissimi lupetti iniziano a scorrazzare per la Lessinia accompagnando i loro genitori e i due fratelli nati nell'anno precedente.
Io e Mirco, talvolta insieme, altre individualmente, continuiamo ad inseguire il nostro sogno di poterli scorgere e magari incrociare il loro sguardo per qualche istante.
A volte troviamo il segno del loro passaggio, le impronte nel fango, i resti di una predazione.
Passa poco più di anno e, accade qualcosa di incredibile. La notizia del ritorno del lupo sui monti Lessini. Un maschio di origine Dinarica di nome Slavc, arrivato dalla vicina Slovenia dopo aver percorso oltre mille chilometri, incontra una femmina proveniente, presumibilmente, dalla regione Piemonte. I due si fermano per vivere la loro storia d'amore proprio alle porte della città conosciuta nel mondo per la storia d'amore per eccellenza. La femmina viene chiamata Giulietta, proprio in onore del racconto di William Shakespeare. Il lupo è il mio animale preferito e quella notizia mi trascina in un vortice di emozioni.
Da quel momento la Lessinia diviene per me e Mirco come una seconda casa. Trascorriamo i nostri momenti liberi, che purtroppo sono pochini, camminando fra gli altipiani, i boschi, le foreste dei Monti Lessini nella speranza di trovare qualche segno del loro passaggio o, in una davvero remota quanto sognata ipotesi, di avvistarli. Escursioni talvolta piuttosto impegnative. Ore a camminare sotto una pioggia battente per tornare all'auto bagnati come dei pulcini, in una di queste uscite, in particolare, ricordo di aver preso così tanta acqua da ritrovarmi persino con i boxer fradici.
Escursioni con partenza a notte fonda, camminando in una coltre di oltre un metro di neve fresca, con la sola luce delle torce indossate sulla testa, con gli zaini carichi di svariati chili sprofondando fino al ginocchio e oltre. Poi ore immobili nella notte, che poi si fa mattina, gelida della Lessinia nel più totale silenzio nella speranza di sentire i loro ululati, o magari vederli anche se solo per pochi attimi. Nell'inverno 2013 Slavc e Giulietta si accoppiano dando vita al loro primo nucleo famigliare. Il primo branco di lupi delle Alpi orientali dopo secoli dalla loro scomparsa.
Camminare fra quelle montagne, fra quelle foreste abitate da animali selvatici così misteriosi, mi provoca delle sensazioni incredibili.
Nelle giornate in cui mi trovo a vagare solo e la nebbia arriva ad accompagnare la pioggerella leggera ma insistente, e ad avvolgere tutto il paesaggio circostante in cui lo scricchiolio di un piccolo ramoscello spezzato dal mio piede interrompe il totale silenzio ovattato, la cosiddetta “giornata da lupi”, di tanto in tanto un brivido mi accarezza. Il brivido di immaginarmi spiato da loro, nascosti dietro un faggio ricoperto di muschi dall'effluvio delicato che si staglia, umido e freddo, verso il cielo grigio.
Ad aggiungere magia e mistero sopraggiunge antico, quasi primitivo, il lamento che entra direttamente nel cuore del picchio nero, kliiiii, kliiiii, un verso che porta con se il fascino dell'ululato.
Giungiamo così alla fine dell'inverno 2013-2014 e l'impavido Slavc e la nostra Giulietta si accoppiano di nuovo. A metà estate altri sette bellissimi lupetti iniziano a scorrazzare per la Lessinia accompagnando i loro genitori e i due fratelli nati nell'anno precedente.
Io e Mirco, talvolta insieme, altre individualmente, continuiamo ad inseguire il nostro sogno di poterli scorgere e magari incrociare il loro sguardo per qualche istante.
A volte troviamo il segno del loro passaggio, le impronte nel fango, i resti di una predazione.

Sul finire dell'autunno inizio, con una certa insistenza, ad alzarmi ben prima dell'alba per recarmi in quei luoghi ameni, osservare nel più profondo silenzio ed attendere, sempre invano, fino a che, qualche giorno prima del Natale, decido di recarmi nel Parco per fotografare l'alba.
Mentre osservo l'evoluzione del nascere del sole, che sparge i propri raggi a pennellare le dolci dune e i morbidi pendii della Lessinia, attendendo il momento propizio per fare qualche scatto, vedo, con la coda dell'occhio, qualcosa muoversi li vicino.
Mi giro di scatto e vedo un lupo. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Non credo ai miei occhi. Inizio a scattare respirando molto affannosamente conscio del fatto che difficilmente mi sarà concessa un'altra occasione. Riesco a fare solo un paio di scatti prima che sparisca.
Poco dopo ne vedo sopraggiungere un'altro. Seguo con l'obiettivo i movimenti dello splendido esemplare di “Canis Lupus” che si sposta e, talvolta, si gira a guardarmi. Dopo qualche secondo ecco che arriva il terzo. Prevedendo il suo movimento mi preparo per scattare nell'attimo in cui sarà ben visibile, all'uscita dagli alberi. E proprio quando esce allo scoperto accade una cosa meravigliosa. Si ferma qualche istante e mi guarda diritto, concedendomi qualche istante per ricambiare lo sguardo, anche se il mio non è assolutamente profondo come il suo.
Trascorsi pochi secondi riprende il suo cammino per fermarsi all'ombra di un cespuglio ad osservarmi nuovamente.
Io continuo a respirare come in uno scatto fuori sella in vista del gran premio della montagna. Alla fine sparisce dietro una collinetta ma, per qualche istante ancora, totalmente camuffato nell'ambiente che lo circonda e con la sola testa che sporge da un nugolo di fronde e rocce, scruta le mie mosse.
Un minuto e venti secondi è il tempo che tre dei lupi della Lessinia mi hanno concesso di poterli osservare consegnandomi, con qualche giorno di anticipo, il mio regalo di Natale.
Mi sono servite ore per riprendermi dall'incredibile emozione e ancora oggi, a volte, stento a credere che sia realmente accaduto.
SP.
Mentre osservo l'evoluzione del nascere del sole, che sparge i propri raggi a pennellare le dolci dune e i morbidi pendii della Lessinia, attendendo il momento propizio per fare qualche scatto, vedo, con la coda dell'occhio, qualcosa muoversi li vicino.
Mi giro di scatto e vedo un lupo. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Non credo ai miei occhi. Inizio a scattare respirando molto affannosamente conscio del fatto che difficilmente mi sarà concessa un'altra occasione. Riesco a fare solo un paio di scatti prima che sparisca.
Poco dopo ne vedo sopraggiungere un'altro. Seguo con l'obiettivo i movimenti dello splendido esemplare di “Canis Lupus” che si sposta e, talvolta, si gira a guardarmi. Dopo qualche secondo ecco che arriva il terzo. Prevedendo il suo movimento mi preparo per scattare nell'attimo in cui sarà ben visibile, all'uscita dagli alberi. E proprio quando esce allo scoperto accade una cosa meravigliosa. Si ferma qualche istante e mi guarda diritto, concedendomi qualche istante per ricambiare lo sguardo, anche se il mio non è assolutamente profondo come il suo.
Trascorsi pochi secondi riprende il suo cammino per fermarsi all'ombra di un cespuglio ad osservarmi nuovamente.
Io continuo a respirare come in uno scatto fuori sella in vista del gran premio della montagna. Alla fine sparisce dietro una collinetta ma, per qualche istante ancora, totalmente camuffato nell'ambiente che lo circonda e con la sola testa che sporge da un nugolo di fronde e rocce, scruta le mie mosse.
Un minuto e venti secondi è il tempo che tre dei lupi della Lessinia mi hanno concesso di poterli osservare consegnandomi, con qualche giorno di anticipo, il mio regalo di Natale.
Mi sono servite ore per riprendermi dall'incredibile emozione e ancora oggi, a volte, stento a credere che sia realmente accaduto.
SP.