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Aria di preistoria nella tundra Norvegese.

Sono circa le 8 di un Sabato mattina di inizio Dicembre e sto guidando verso l'aeroporto di Milano Linate. Fra qualche ora decollerà il mio volo destinazione Trondheim – via Amsterdam. Una volta giunto nella pastello Trondheim mi sposterò in auto verso l'alloggio in prossimità del Parco Nazionale Dovrefjell, dove per qualche giorno proverò a cercare il “preistorico” Bue Muschiato.
L'aereo atterra all'aeroporto Norvegese in un fitto buio fra i fiocchi di neve che cadono ad accogliermi. Ritirata l'auto presso la compagnia di autonoleggio inizia il trasferimento di circa tre ore in zona Dovrefjell.
Il mattino seguente sveglia ben prima dell'alba. Mentre intorno il profondo blu della notte avvolge tutto come una morbida coperta, lampada frontale posizionata sulla fronte, partenza per il bosco sottostante al grande altopiano dove, spero di poter trovare i pelosi bovidi. Il sentiero che si inerpica nel bosco di betulle è ben coperto da uno strato importante di neve fresca.
Non resta che aprire il sentiero, una volta opportunamente indossate le ciaspole. L'ascesa è piuttosto impegnativa proprio a causa dell'oltre mezzo metro di neve fresca, intatta, senza traccia di passaggio di essere umano. Dopo circa un'ora di scarpinata, zig zag, tonfi nella neve, accompagnato a tratti dal canto delle pernici bianche che di tanto in tanto svolazzano al limite dell'area boscata, finalmente si arriva sul grande altopiano di Dovrefjell. A fare da contorno le splendide montagne. Lo spettacolo è meraviglioso. Una gigantesca coppa di panna montata che ricopre le rocce cosparse di licheni impertinenti e profumati.
Binocolo alla mano non resta che tentare di scorgere, spostando lo sguardo quasi a pettinare l'orizzonte, il Muskox. Finalmente eccone uno solitario. Spostarsi in quell'ambiente cosparso di neve fresca, con ciaspole ai piedi, non è certo semplice e rapido. Una volta giunto a distanza decente per tentare qualche scatto, l'animale, fino ad allora più o meno stabile in una piccola zona circoscritta, decide di allontanarsi rendendo inutile ogni tentativo di pedinamento.
Il Bue Muschiato può raggiungere velocità intorno ai 60 chilometri orari, e i suoi movimenti, anche nella coltre di neve fresca, sono decisamente disinvolti. Al contrario, i movimenti di un essere umano, risultano molto più lenti ed impacciati.
Non rimane che tentare di individuarne qualcun altro. Eccone tre uniti, si direbbero tre maschi. Ricomincia il lento avvicinamento, prestando attenzione a non allarmarli mettendoli in fuga.
Dopo vari scollinamenti, pause per permettere agli animali di abituarsi alla presenza di esseri estranei alla loro quotidianità, ecco che la distanza è accettabile per poterli fotografare. Treppiedi a terra e posizionata con cautela la fotocamera, inizio qualche scatto. Di tanto in tanto i tre animali si spostano, costringendomi a seguirli lentamente.
Le giornate dicembrine nel Parco Dovrefjell sono piuttosto corte. Dopo qualche ora di scatti giunge il momento del rientro in modo da evitare il sopraggiungere del buio.
Il giorno seguente non serve 'aprire' il sentiero, almeno quello che conduce al di fuori del bosco, già 'battuto' il giorno precedente. Appena superato il limite alberato, però, un fortissimo vento rende le condizioni ambientali durissime. A fatica ci si regge in piedi e le raffiche di vento alzano nuvole di neve creando un ambiente a visibilità ridotta a un paio di metri. In quelle situazioni è praticamente impossibile individuare qualche animale. Non resta quindi che rientrare mestamente alla base, l'appartamento a pochi minuti d'auto che per qualche giorno sarà la mia dimora.
Nei giorni successivi, mai in modo semplice e sempre dopo svariate ore di ricerca, si sono presentate situazioni interessanti di fotografare questo animale, dalle origini preistoriche, nella tundra norvegese.
Ricordo con particolare emozione l'incontro con tre maschi sotto una portentosa ed insistente nevicata, a tratti dolce a momenti più fitta. L'ambiente ovattato dalla neve depositata al suolo e da quella che precipitava a coprire il foltissimo pelo dei maschi concentrati a rovistare sotto il manto nevoso in cerca di qualche lichene o arbusto da rosicchiare e, di tanto in tanto, intenti a ingaggiare qualche duello a suon di 'sonore testate' l'uno contro l'altro.
Con la dovuta cautela e molta pazienza, si tratta pur sempre di animali selvatici imprevedibili, ho avuto la possibilità di avvicinarmi al punto di poter scattare anche qualche primo piano molto spinto.
A seguito di qualche pioggia insistente a sciogliere parte della coltre bianca cosparsa sull'altopiano, si sono rivelate scenografie molto differenti, con nuclei famigliari di buoi composti da femmine, in compagnia dei rispettivi piccoli, immersi nella magia della tundra dipinta dai colori pastello delle rocce e dei licheni fuoriusciti allo scomparire della neve.
Il ripetersi, giorno dopo giorno, della percorrenza della parte boscata, ha messo in luce la presenza, evidenziata da tracce ben chiare presenti sulla neve, di linci, ghiottoni e qualche alce.
Il Bue Muschiato o Muskox, è un animale davvero affascinante ed intrigante. Fa respirare sensazioni preistoriche. Pur costringendomi ad escursioni piuttosto impegnative in un ambiente a volte davvero ostico, mi ha regalato emozioni profonde, sensazioni da respirare nel silenzio totale. Il paesaggio circostante, caratterizzato dalle linee pastello a delineare le montagne che fungono da perimetro del Parco Dovrefjell, regala scorci, immersi in un bianco assoluto, appena distinguibili dall'occhio umano, come dipinti dalla mano sapiente di un pittore impressionista.
I tramonti che si possono godere, spingendosi ad intrattenersi fino al calar della sera, sono un'esperienza capace di donare pace all'animo, immersi in un freddo pungente che accompagna il sorgere della luna inducendo una quiete interiore in grado di cullare i pensieri, nelle fredde notti d'inverno, ricordando i momenti passati alla ricerca, e qualche volta in compagnia, di un animale certamente magico.

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